Il giorno dell’indipendenza: Il compleanno dell’America, le 24 ore più terrificanti dell’anno per i cani, e il giorno in cui i presidenti americani hanno più probabilità di tirare le cuoia.
E’ vero. Il 4 luglio ha la strana particolarità di essere il giorno in cui sono morti tre presidenti. Due di loro – John Adams e Thomas Jefferson – sono morti a cinque ore di distanza l’uno dall’altro nel 1826. Il terzo, James Monroe, morì esattamente cinque anni dopo. Il fatto che gli uomini erano tutti padri fondatori, e servirono come secondo, terzo e quinto presidente degli Stati Uniti rende la coincidenza ancora più strana (il quarto presidente, James Madison, morì il 28 giugno 1836. Immaginate se avesse resistito per sei giorni!)
Mentre Harry S. Truman e Gerald Ford sono morti entrambi il 26 dicembre (rispettivamente nel 1972 e nel 2006), e Millard Fillmore e William Howard Taft sono morti entrambi l’8 marzo (il primo nel 1874; il secondo nel 1930), lo stretto gruppo di morti del 4 luglio è decisamente più strano. Soprattutto data l’importanza storica del giorno.
Il primo ad andarsene, Thomas Jefferson, aveva 83 anni al momento della sua morte ed era stato costretto a letto per un mese con una serie di disturbi fisici. Ha preso la febbre il 3 luglio ed è morto il giorno dopo, alle 12:50 nella sua casa di Monticello, in Virginia. Nel frattempo, a 569 miglia di distanza a Quincy, Massachusetts, anche il novantenne John Adams era sul letto di morte. Morì poco dopo il suo amico, del tutto ignaro del passaggio di Jefferson. Si dice che le ultime parole di Adams, ignaro, siano state: “Thomas Jefferson è ancora vivo”. Era il 50° anniversario della firma della Dichiarazione d’Indipendenza.
Il presidente John Quincy Adams, colpito dal fatto che suo padre e Thomas Jefferson morissero non solo lo stesso giorno, ma in un’occasione così storica, definì il tempismo “osservazioni visibili e palpabili del favore divino”. Il senatore Daniel Webster era d’accordo, commentando in un elogio un mese dopo la morte di Adams e Jefferson che erano “prove che il nostro paese e i suoi benefattori sono oggetti della Sua cura”.