Monet è sempre stato affascinato dai giochi di luce e dai riflessi delle nuvole sull’acqua. I suoi numerosi dipinti realizzati sul suo studio galleggiante, ad Argenteuil o sui canali olandesi, mostrano il suo fascino per i riflessi invertiti in questi specchi liquidi. Nel 1893, acquista un terreno situato alla fine del Clos Normand, dall’altra parte della linea ferroviaria, e devia lo stretto braccio del fiume Epte, il “Ru”. Lo stagno così creato diventerà il “Jardin d’eau” (giardino d’acqua), oggi presente sulle pareti dei più grandi musei del mondo.
In linea con il percorso centrale del “Clos Normand”, fa costruire un ponte giapponese, certamente ispirato a uno dei suoi “Estampes”; lo fa dipingere di verde, per distinguerlo dal rosso tradizionalmente usato in Giappone. L’atmosfera orientale è ricreata con la scelta di piante come i bambù, i “ginkgos biloba”, gli aceri, le peonie giapponesi, i gigli bianchi e i salici piangenti che incorniciano così meravigliosamente lo stagno.Infine, Monet pianta delle “nymphéas” nello stagno stesso : “Amo l’acqua, ma amo anche i fiori. Ecco perché, una volta che lo stagno è stato riempito d’acqua, ho pensato di abbellirlo con dei fiori. Ho preso un catalogo e ho scelto a caso, tutto qui. “
Monet era così orgoglioso del suo giardino acquatico che gli piaceva ricevere i suoi ospiti e passava ore a contemplarlo. Un giardiniere a tempo pieno, incaricato della sua manutenzione, rimuoveva ogni foglia morta per garantire la perfetta bellezza dello stagno.
Nel 1897, inizia a dipingere le “Ninfee”. Cercando di catturare l’atmosfera di questa superficie di cielo, su cui galleggiano tocchi di colore, Monet realizza uno dei suoi più grandi capolavori e spinge la sua pittura ai limiti dell’arte astratta, in cui la vibrazione del colore è sufficiente per evocare un mondo di sensazioni ed emozioni.
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