L’icona del rock moderno Kurt Cobain muore suicida il 5 aprile 1994. Il suo corpo fu scoperto nella sua casa di Seattle, Washington, tre giorni dopo da Gary Smith, un elettricista, che stava installando un sistema di sicurezza nella casa di periferia. Nonostante le indicazioni che Cobain, il cantante dei Nirvana, si sia ucciso, molti scettici hanno messo in dubbio le circostanze della sua morte e hanno attribuito la responsabilità a sua moglie, Courtney Love.
Almeno due libri, incluso uno scritto dal padre allontanato di Love, e un documentario pubblicato a livello nazionale, Kurt & Courtney, hanno apertamente espresso il dubbio che Cobain si sia ucciso e hanno accusato Love di aver fatto uccidere suo marito. La sua reputazione volatile e la sua sana lista di nemici hanno contribuito a far circolare le voci. Tuttavia, la polizia ha concluso che la morte di Cobain è stata il risultato di un suicidio.
La spirale discendente di Cobain ha cominciato a prendere forma in Italia il mese precedente. Entrò in coma e quasi morì dopo aver mescolato champagne e la droga Rohypnol. Il pubblico fu indotto a credere che il coma fosse stato indotto da un’overdose accidentale di eroina, dato che Cobain aveva un noto problema con la droga.
Di nuovo a casa a Seattle, la polizia fu chiamata a casa di Cobain e Love quando lui minacciò nuovamente di uccidersi. Anche se Cobain dichiarò in un’intervista del 1991 che non credeva nelle armi, gli agenti gliene confiscarono quattro. Mentre la moglie e gli amici lo vedevano andare fuori controllo, tentarono di intervenire. Cobain ignorò per lo più le loro preoccupazioni, ma alla fine di marzo si registrò con riluttanza in una clinica di riabilitazione a Los Angeles.
Il 30 marzo, Cobain se ne andò dalla clinica senza informare la sua famiglia o gli amici. Per i giorni successivi, Love non riuscì a trovarlo e decise di assumere un detective privato il 3 aprile. Il detective si mise in contatto con Cobain il giorno seguente a Seattle, ma Cobain si rifiutò di tornare a Los Angeles.
Nel frattempo, Cobain aveva convinto un amico a comprargli una pistola, sostenendo che ne aveva bisogno per proteggersi. Il 5 aprile Cobain tornò a casa. Aveva ingerito abbastanza Valium ed eroina da raggiungere livelli quasi fatali. Nell’appartamento sopra il garage c’era la lettera d’addio di Cobain, scritta in modo approssimativo, che citava il testo di Neil Young: “meglio bruciare che svanire”: Leggende della musica che hanno vissuto velocemente e sono morte a 27 anni