Poliploidia, la condizione in cui una cellula o un organismo normalmente diploide acquisisce uno o più set aggiuntivi di cromosomi. In altre parole, la cellula o l’organismo poliploide ha tre o più volte il numero di cromosomi aploidi. La poliploidia nasce come risultato della totale non disgiunzione dei cromosomi durante la mitosi o la meiosi.
Poliploidia è comune tra le piante ed è stata, infatti, una delle principali fonti di speciazione nelle angiosperme. Particolarmente importante è l’allopoliploidia, che comporta il raddoppio dei cromosomi in una pianta ibrida. Normalmente un ibrido è sterile perché non ha le coppie di cromosomi omologhi necessari per la formazione di gameti di successo durante la meiosi. Se attraverso la poliploidia, tuttavia, la pianta duplica il set di cromosomi ereditato da ciascun genitore, la meiosi può avvenire, perché ogni cromosoma avrà un omologo derivato dal suo set duplicato. Così, la poliploidia conferisce la fertilità all’ibrido precedentemente sterile, che raggiunge così lo status di una specie completa distinta da entrambi i suoi genitori. È stato stimato che fino alla metà delle specie di angiosperme conosciute sono nate attraverso la poliploidia, comprese alcune delle specie più apprezzate dall’uomo. Gli allevatori di piante utilizzano questo processo, trattando gli ibridi desiderabili con sostanze chimiche, come la colchicina, che sono note per indurre la poliploidia.
Gli animali poliploidi sono molto meno comuni, e il processo sembra aver avuto poco effetto sulla speciazione animale.