Il ragionamento abduttivo, chiamato anche approccio abduttivo è impostato per affrontare le debolezze associate agli approcci deduttivo e induttivo. In particolare, il ragionamento deduttivo è criticato per la mancanza di chiarezza in termini di come selezionare la teoria da testare attraverso la formulazione di ipotesi. Il ragionamento induttivo, d’altra parte, è criticato perché “nessuna quantità di dati empirici permetterà necessariamente la costruzione della teoria”. Il ragionamento induttivo, come terza alternativa, supera queste debolezze adottando una prospettiva pragmatica.
La figura sottostante illustra le principali differenze tra il ragionamento abduttivo, deduttivo e induttivo:
Al tempo stesso, bisogna chiarire che il ragionamento abduttivo è simile agli approcci deduttivo e induttivo in quanto viene applicato per fare inferenze logiche e costruire teorie.
Nell’approccio abduttivo, il processo di ricerca inizia con “fatti sorprendenti” o “puzzle” e il processo di ricerca è dedicato alla loro spiegazione. I “fatti sorprendenti” o gli “enigmi” possono emergere quando un ricercatore si imbatte in un fenomeno empirico che non può essere spiegato dalla gamma di teorie esistenti.
Quando si segue un approccio abduttivo, il ricercatore cerca di scegliere la “migliore” spiegazione tra molte alternative per spiegare i “fatti sorprendenti” o gli “enigmi” identificati all’inizio del processo di ricerca. Nel corso della spiegazione dei ‘fatti sorprendenti’ o degli ‘enigmi’, il ricercatore può combinare sia il ragionamento numerico che quello cognitivo.
Nonostante la sua crescente popolarità negli studi aziendali, l’applicazione del ragionamento abduttivo nella pratica è impegnativa e si consiglia di attenersi ai tradizionali approcci deduttivi o induttivi quando si scrive la tesi se è la prima volta che si scrive una tesi…
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John Dudovskiy
