Alcuni film fanno ridere fino a farsi male. Altri strappano le lacrime dagli occhi asciutti, mantenendo i Kleenex in attività con finali strappalacrime. I film dell’orrore possono far saltare il pubblico, o farlo trasalire, o urlare. Il nuovo documentario Space Dogs suscita sapientemente uno stato emotivo più specifico: Prendere in braccio il proprio cane e singhiozzare istericamente Oh mio Dio, prometto di non mandarti mai nello spazio! nel suo perfetto orecchio peloso subito dopo averlo visto.
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Space Dogs usa filmati d’archivio per raccontare la storia dell’intelligente, docile e condannato cane di strada di Mosca Laika, il primo mammifero ad andare in orbita e il primo a morirci. Nel 1957, l’Unione Sovietica mandò Laika nello spazio con il satellite Sputnik 2. Nonostante le iniziali rassicurazioni al pubblico che la cucciola sarebbe tornata incolume, fu sempre intesa come un sacrificio per il progresso scientifico, dato che all’epoca non c’era modo di farla tornare sulla Terra. Per anni, la linea del partito da parte dei funzionari era che Laika era stata umanamente eutanasia prima che il satellite rientrasse nell’atmosfera. In realtà, è durata meno di un giorno prima che il calore e lo stress la uccidessero, trasformando l’oggetto del progresso cosmico nella sua piccola bara. Il film non ha filmati di Laika che soffre nello spazio (grazie a Dio), ma ha un sacco di clip di scienziati che sottopongono Laika e alcuni altri cani da ricerca a una raffica di esercizi – girano in una centrifuga, storditi – e li sottopongono a interventi chirurgici invasivi e raccapriccianti per dotarli dei sensori necessari a vedere quanto durerebbero da soli sopra l’atmosfera del pianeta.
Non è un’esperienza visiva piacevole. Infatti, se dovessi immaginare il film che meno mi piacerebbe essere costretto a guardare, in stile Arancia Meccanica, con gli occhi aperti, potrebbe essere questo. È un film elegante e onesto – una combinazione rara! – ma anche spietato.
Space Dogs intreccia il suo orribile nastro della corsa allo spazio sovietica con le riprese di una coppia di randagi moscoviti contemporanei che vivono la loro vita canina quotidiana. La telecamera segue queste creature moderne a bassa quota, con una narrazione minima, creando una visione canina vagante e diaristica. Trotterellano dai marciapiedi della città alle aree di riposo nel verde, scavando, abbaiando, ringhiando e giocando. La fotografia è bella, quasi sognante, ma le scene sono messe insieme per sconvolgere, per rendere lo spettatore acutamente consapevole dell’abisso tra l’uomo e il cane. In una scena lunga e ravvicinata, uno dei cani tortura e uccide un povero gatto del quartiere. La maggior parte degli onesti documentari sulla natura che seguono i predatori non evitano di mostrare la cruenta realtà di come mangiano, ma Space Dogs indugia sul cadavere floscio del gatto in un modo che sembra punitivo, quasi accusatorio. Verso la fine del film, la telecamera segue un altro momento spaventosamente orribile: Una cucciolata di cuccioli randagi viene avvelenata da un uomo del posto, per ragioni sconosciute.
I registi Elsa Kremser e Levin Peter descrivono la relazione tra cani e umani e la storia di Laika come “un’amarezza che abbiamo scelto di illustrare” in una dichiarazione promozionale del film. Ed è un film brutale e amaro, una testimonianza della crudeltà più coraggiosa di quanto la PETA abbia mai sognato.
Space Dogs sarà disponibile a metà settembre attraverso alcuni luoghi diversi, compreso il programma di rilascio virtuale della Alamo Drafthouse. La sua brutalità non piacerà certamente a tutti. C’è, tuttavia, qualcosa di rispettabile e chiarificatore nel suo impegno per l’acerbità. La triste storia di Laika ha ispirato artisti e scrittori per decenni da quando l’incolpevole cagnolino è bruciato da solo. È spesso memorizzata come una creatura eroica il cui martirio le ha fatto guadagnare l’immortalità tra le stelle. La verità è che la vita di Laika è stata un danno collaterale, e il decennale progetto russo di commemorarla come simbolo di orgoglio nazionale è poco più di un esercizio di colpevolizzazione. Space Dogs offre dignità ai suoi soggetti pietosi togliendo ogni pretesa che gli esseri umani siano stati amici delle creature che rivendicano come i loro compagni più vicini. Ma è difficile avere una reazione dopo la fine se non: Woof.
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