Sei delle migliori arie pucciniane

‘Donna non vidi mai’ da Manon Lescaut (1893)

Le cose non vanno bene per il giovane studente e nobile Renato des Grieux. Proprio quando si innamora di Manon Lescaut, scopre che il padre di lei vuole che trascorra la sua vita in un convento di suore. Che altro fare se non cantare? Nella sua breve ma potente aria del primo atto, Des Grieux scava a fondo. Non ho mai visto una donna come questa”, canta. Per dirle “ti amo”, la mia anima si risveglia a una nuova vita”. È tipico della capacità di Puccini di distillare un’intensa emozione in soli due minuti e mezzo. Magistrale. Oliver Condy, Editor

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‘Signore, ascolta’ da Turandot (1926)

Per tutte le glorie della musica, la trama di Turandot è moralmente piuttosto dubbia. La protagonista stessa è un brutto ceffo, e il suo teoricamente eroico spasimante Calaf è poco meglio – il suo desiderio di ottenere la sua mano in matrimonio è basato puramente sulla vista e quando canta ‘Vincero’ nel suo famoso ‘Nessun Dorma’, lo fa sapendo che se vince davvero, Turandot giustizierà la sua gente come punizione. Bello.

Grazie al cielo, allora, per l’umile schiava Liù che nutre una cotta segreta per Calaf. In “Signore, ascolta”, vicino all’inizio dell’opera, lei implora Calaf di non farsi coinvolgere dalle astuzie della regina di ghiaccio di Pechino, perché sicuramente finirà in lacrime. L’aria è contenuta, sentita e infusa di squisito orientalismo. Calaf ascolta, risponde in modo sensibile… ma poi continua comunque il suo inseguimento. Jeremy Pound, vice editore

Registrazione consigliata

Puccini: Turandot di Joan Sutherland (Turandot), Luciano Pavarotti (Calaf), Montserrat Caballé (Liù), London Philharmonic Orchestra, John Alldis Choir (Decca 4787815)

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‘Senze Mamma’ da Suor Angelica (1917)

‘Favourite’ sembra una strana descrizione per un’aria che descrive una situazione di strazio inimmaginabile: Suor Angelica ha appena saputo che suo figlio, da cui era stata separata, è morto due anni prima. Le parole parlano di perdita e amore, la musica è un grande lamento. Sfido chiunque ad ascoltare “Senza Mamma” senza commuoversi. L’orchestra culla la linea vocale come una madre potrebbe fare con un bambino; questa è una ninnananna struggente e luttuosa che fiorisce quando Angelica sogna di essere riunita con suo figlio in cielo. Eppure lo spettro dei rintocchi delle campane non sembra mai lontano. Rebecca Franks, Managing editor

Abbiamo nominato Suor Angelica una delle nostre migliori opere italiane

Registrazione consigliata

Puccini Suor Angelica di Kristine Opolais et al (Orfeo C848121A)

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‘Un bel vedremo’ da Madama Butterfly (1904)

Povera Cio-Cio-San, che si innamora e sposa un ufficiale della marina americana solo per essere rapidamente abbandonata da quel bastardo! In quest’aria, cantata tre anni dopo, lei immagina la scena del suo ritorno da lei e una romantica riunione che alla fine non ci sarà mai. È roba strappalacrime anche senza la partitura emotiva di Puccini e l’assolo struggente del soprano Butterfly. Io non piango, voi piangete… Michael Beek, Reviews editor

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‘Sì, mi chiamano Mimì’ da La Bohème (1895)

Al suo cuore, La Bohème è una storia d’amore tra Rodolfo e Mimì, una relazione che alla fine finisce in tragedia. Quest’aria cade proprio all’inizio della storia nel primo atto, subito dopo che la coppia si è incontrata. Rodolfo si è appena presentato, dichiarando il suo immediato affetto per Mimì, che risponde con quest’aria: “Sì, mi chiamano Mimì”. Senza l’oscurità che arriva più tardi nell’opera, è tenera e in preda alla passione immediata. Parla della sua semplice esistenza – ‘La mia storia è breve’ – e della sua vita di solitudine. I motivi di quest’aria appaiono in varie forme nel resto dell’opera. Freya Parr, assistente editoriale

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