Con l’invenzione dei motori a vapore e delle biciclette, gli scienziati del XIX secolo si resero conto rapidamente che la combinazione di queste due tecnologie avrebbe potuto migliorare sostanzialmente il trasporto sulle strade pubbliche.
La prima ondata di biciclette motorizzate iniziò ad apparire solo pochi anni dopo la prima della famosa bicicletta a pedali di Pierre Michaux e durò fino alla metà degli anni 1880. Il figlio di Pierre Michaux, Ernest, realizzò la prima motocicletta nella sua fabbrica di Parigi combinando un piccolo motore a vapore a uno dei loro primi progetti di biciclette “boneshaker”. Quel prodotto diede il via alla produzione di molti altri modelli, e molti altri inventori eseguirono un’impresa simile usando vari tipi di motori a vapore (Sylvester H. Roper usò una fornace a carbone nel 1868, Louis-Guillaume Perreaux usò una camera di combustione ad alcool nel 1871, Lucius Copeland attaccò un motore a vapore alla bicicletta inglese a ruota alta “farthing-penny” nel 1881).
La vera rivoluzione nella tecnologia delle moto avvenne nel 1885, quando due inventori tedeschi Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach riuscirono a produrre la prima moto con un motore a combustione interna a benzina. Questa macchina chiamata “Daimler Reitwagen” (carro a cavallo) è oggi conosciuta come il primo esempio di moto moderna che conosciamo e usiamo oggi. Dalla sua apparizione, molti altri inventori e ingegneri cominciarono a fare le loro versioni di biciclette dotate di motore.
Dieci anni dopo l’anteprima della “daimler reitwagen”, il produttore tedesco Hildebrand & Wolfmüller” iniziò la prima fabbrica di produzione di massa di motociclette. Il loro business iniziale non riuscì a rimanere in vita per molto tempo, ma le nuove caratteristiche di sicurezza e l’aumento della domanda popolare portarono ad una grande espansione delle moto durante i primi anni del 20° secolo. Diverse grandi aziende manifatturiere iniziarono a produrre i propri modelli di moto, in particolare le inglesi Royal Enfield, Triumph, le americane Harley-Davidson, Indian Motorcycle Manufacturing Company e DKW (che deteneva il record di essere la più grande fabbrica di produzione di moto prima della seconda guerra mondiale).
Dopo la seconda guerra mondiale, i costi più bassi, i miglioramenti ingegneristici e le migliori reti stradali assicurarono il successo diffuso delle moto in tutto il mondo. Le motociclette divennero una delle principali fonti di trasporto in Asia (specialmente nelle grandi città) e il movimento americano dei “motorbike club” (combinato con le loro rappresentazioni nei film degli anni ’50 e ’60) accese l’immaginazione di tutta la popolazione mondiale. Durante gli anni 60, il dominio dei produttori americani e inglesi cominciò a svanire con l’emergere di diversi marchi giapponesi – Suzuki, Kawasaki e Yamaha. Essi concentrarono la loro produzione su modelli di moto più piccoli, più economici e più efficienti, che li aiutarono ad assicurarsi la maggioranza del mercato mondiale.
Uno dei modelli di moto più popolari di tutti i tempi è “Honda Super Cub”, che fu venduto in oltre 60 milioni di unità. Il loro dominio è durato fino agli anni ’90, quando diversi produttori americani ed europei sono riusciti a reclamare gran parte del mercato mondiale (oggi le marche occidentali più popolari includono nomi come BMW, Ducati, Victory e Harley-Davidson).
Oggi le moto rappresentano una delle forme più accessibili di trasporto a motore sulle strade pubbliche. Ogni giorno più di 200 milioni di motociclette sono in uso in tutto il mondo (insieme a più di 590 milioni di automobili). I paesi leader con il maggior uso di motociclette sono l’India (37 milioni di motociclette/ciclomotori) e la Cina (34 milioni di motociclette/ciclomotori).