Cinquant’anni fa, questo luglio, Papa Paolo VI ha promulgato la sua enciclica “Humanae Vitae”, che ha riaffermato la tradizionale proibizione della Chiesa cattolica del controllo artificiale delle nascite e ha scatenato uno dei dibattiti più divisivi nella storia moderna della Chiesa. Un sondaggio Univision del 2014 ha rilevato che grandi maggioranze di cattolici autoidentificati nelle roccaforti tradizionali della fede favoriscono l’uso di contraccettivi: 93% in Brasile, 84% in Italia e 68% nelle Filippine. Negli Stati Uniti, uno studio del 2016 del Pew Research Center ha rilevato che solo il 13% dei cattolici che vanno a messa settimanalmente pensano che la contraccezione sia moralmente sbagliata.
Tuttavia i difensori dell’enciclica insistono che il tempo ha rivendicato Papa Paolo, che aveva avvertito che la contraccezione avrebbe “spalancato la strada all’infedeltà coniugale e a un generale abbassamento delle norme morali”, a una perdita di rispetto per le donne e a politiche coercitive di controllo della popolazione.
“Humanae Vitae” ha avuto le sue origini in una decisione di San Giovanni XXIII, poco prima della sua morte nel 1963, di istituire una commissione di esperti in demografia, medicina ed economia per affrontare la crescente preoccupazione sulla crescita della popolazione. Il suo successore Papa Paolo ampliò la commissione per includere cardinali, vescovi e teologi, nonché coppie sposate, e spostò l’attenzione su questioni morali, in particolare sulla pillola anticoncezionale, il cui uso era stato approvato dagli Stati Uniti nel 1960.
La commissione pontificia era divisa sulla questione e presentò due relazioni al Papa nel 1966, con la maggioranza che sosteneva che un marito e una moglie potevano moralmente usare la contraccezione in certe occasioni, finché erano generalmente aperti ad avere figli. Quando l’anno successivo questo fu divulgato alla stampa, suscitò l’aspettativa che la tendenza alla modernizzazione che era iniziata al Concilio Vaticano II (1962-65), portando innovazioni come la messa nelle lingue locali invece che in latino e un rapporto più aperto con le altre religioni, si sarebbe ora estesa all’insegnamento morale.