Presto saremo in grado di leggere la mente e condividere i nostri pensieri

Di Jessica Hamzelou

brain cap

È il pensiero che conta

Luca Sage/Getty

La prima vera comunicazione cervello-a cervello nelle persone potrebbe iniziare l’anno prossimo, grazie a enormi progressi recenti.

I primi tentativi non assomiglieranno alla telepatia come spesso la immaginiamo. I nostri cervelli funzionano in modi unici, e il modo in cui ognuno di noi pensa a un concetto è influenzato dalle nostre esperienze e dai nostri ricordi. Questo si traduce in diversi modelli di attività cerebrale, ma se i neuroscienziati possono imparare i modelli di un individuo, potrebbero essere in grado di innescare certi pensieri nel cervello di quella persona. In teoria, potrebbero poi usare l’attività cerebrale di qualcun altro per innescare questi pensieri.

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“Si potrebbero rilevare certi processi di pensiero e usarli per influenzare le decisioni di altre persone”

Finora i ricercatori sono riusciti a far giocare due persone, sedute in stanze diverse, a un gioco di 20 domande al computer. I partecipanti trasmettevano risposte “sì” o “no”, grazie a tappi EEG che monitoravano l’attività cerebrale, con una tecnica chiamata stimolazione magnetica transcranica che innescava una corrente elettrica nel cervello dell’altra persona. Spingendo questo ulteriormente, potrebbe essere possibile rilevare certi processi di pensiero, e usarli per influenzare quelli di un’altra persona, comprese le decisioni che prendono.

Un altro approccio è quello di riunire l’attività cerebrale di diversi individui su un singolo dispositivo elettronico. Questo è già stato fatto negli animali. Tre scimmie con impianti cerebrali hanno imparato a pensare insieme, cooperando per controllare e muovere un braccio robotico.

Un lavoro simile è stato fatto nei ratti, collegando i loro cervelli in un “brainet”. Il prossimo passo è quello di sviluppare un equivalente umano che non richieda un intervento chirurgico invasivo. Questi potrebbero usare invece tappi EEG, e i loro primi utenti saranno probabilmente persone paralizzate. Collegare un brainet a una tuta robotica, per esempio, potrebbe permettere loro di farsi aiutare da qualcun altro quando imparano a usare gli esoscheletri per riacquistare il movimento.

Questo articolo è apparso in stampa con il titolo “Mind-reading fuses thoughts”

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