I sulfamidici antimicrobici furono i primi agenti antimicrobici usati efficacemente per trattare le malattie infettive. Tuttavia, poiché possono causare gravi reazioni avverse ai farmaci (ADR) e poiché da allora sono stati sviluppati agenti più efficaci, i sulfamidici sono ora utilizzati solo per alcune indicazioni in gruppi specifici, come i pazienti affetti da AIDS. Le reazioni cutanee, dal rash benigno alle toxidermie potenzialmente letali, sono le ADR più frequenti ai sulfamidici. Altre ADR importanti includono lesioni epatiche acute, reazioni polmonari e discrasie ematiche. Anche se i meccanismi coinvolti non sono stati completamente chiariti, i metaboliti reattivi sembrano giocare un ruolo fondamentale. I metaboliti idrossilammina e nitroso del sulfametossazolo, il sulfamidico più frequentemente usato oggi, possono legarsi covalentemente alle proteine a causa della loro reattività chimica, con conseguente induzione di risposte immunitarie avverse specifiche. Pertanto, i cambiamenti nell’attività delle vie metaboliche e di detossificazione sono associati a un maggior rischio di sviluppare reazioni allergiche ai sulfamidici. Le allergie ai sulfamidici, in particolare al sulfametossazolo (spesso usato in combinazione con il trimetoprim come co-trimoxazolo), sono più frequenti nei pazienti con AIDS, ma la ragione di questo aumento del rischio non è completamente compresa. Non sono disponibili strumenti validi per prevedere quali pazienti hanno un rischio maggiore di sviluppare allergie ai sulfamidici. La diagnosi è essenziale per evitare una possibile evoluzione verso reazioni gravi e la risomministrazione del farmaco incriminato. Nei pazienti che richiedono assolutamente un ulteriore trattamento, si può ottenere una desensibilizzazione di successo.